La materia delle successioni ereditarie è piuttosto complessa e, quindi, non è mai semplice né da affrontare né, tanto meno, da spiegare. Le regole contenute nel codice civile sono, infatti, molteplici e tutte di difficile comprensione. Un aspetto che spesso resta nell’ombra, ma che attualmente riveste notevole importanza considerato l’aumento esponenziale registrato negli ultimi anni di separazioni e divorzi, è ravvisabile nell’ipotesi in cui si apra la successione ereditaria, in ragione della morte di uno dei coniugi, nell’intervallo di tempo che intercorre proprio tra la sentenza di separazione e quella di divorzio. Può sembrare un aspetto da poco, ma le conseguenze giuridiche di tale situazione sono tutt’altro che banali, soprattutto se il coniuge defunto aveva intrapreso una nuova relazione sentimentale, magari con l’intenzione di contrarre matrimonio non appena fosse stato possibile. Vorrei, quindi, dedicare qualche riflessione su questo particolare aspetto delle successioni ereditarie...
martedì 31 marzo 2015
venerdì 27 marzo 2015
GIÙ LE MANI DAL CELLULARE, LA PROVA DEL TRADIMENTO NON È “FAI DA TE”
Sottrarre in modo violento il telefonino a mogli mariti o fidanzati per acquisire la prova del loro tradimento, attraverso gli sms inviati all’amante, costituisce condotta contraria alla legge che i giudici possono configurare come rapina. Questo è quanto hanno deciso qualche giorno fa i giudici della Suprema Corte penale che hanno confermato la legittimità dei provvedimenti di condanna, assunti dai giudici del merito, nei confronti di un giovane barlettano il quale si era introdotto nell’appartamento della fidanzata e, strattonandola, le aveva sottratto il cellulare. Il giovane si era giustificato evidenziando alle autorità che il suo gesto non era finalizzato all’appropriazione del telefonino tout court ma solo a trattenerlo il tempo necessario a mostrare all’ex suocero il contenuto degli sms amorosi rivolti al nuovo partner. Insomma un giovane uomo tradito che mirava semplicemente a far sapere al padre della ex che la figliola non era esattamente una santarellina. Eppure, i giudici hanno ritenuto che tale condotta fosse illegittima e violasse addirittura alcuni principi di rango costituzionale. Vediamo perché …
lunedì 23 marzo 2015
GENITORI SI DIVENTA: ANCHE I PADRI SONO CAPACI DI PRENDERSI CURA DEI LORO CUCCIOLI!
Dedico questo post a un caro amico che sta vivendo il dramma di una relazione finita, che si batte ogni giorno per il riconoscimento del proprio diritto ad essere padre secondo ciò che il cuore gli detta e i criteri che la legge stabilisce e che, fortunatamente, vengono riaffermati e, anzi, ampliati, nell’interesse della prole, da alcuni giudici, bravi e coscienziosi. A quanti padri viene negato, dispoticamente e ingiustamente, il diritto di amare i propri figli e prendersi cura di loro per il solo fatto che gli stessi sono piccini? Quanti papà, capaci e amorevoli, vengono giudicati dalle loro ex compagne o mogli, unilateralmente e senza possibilità di appello, incapaci di accudire un figlio o una figlia in tenera età? Pappe pannolini, orari e igiene del bambino, insomma, non sarebbero prerogative maschili e, quindi, va da sé che i padri non siano in grado di svolgere tali funzioni. Giudizio, pregiudizio o semplicemente rancore non elaborato? Le ragioni di tali condotte sono molteplici e non compete a me indagarle o cercare di giustificarle. Ciò che assume rilievo, su un piano strettamente giuridico, è la genitorialità negata in danno di coloro che non hanno colpe e che non debbono subire i riflessi delle dinamiche emotive della coppia fallita. Il giudizio aprioristico di incapacità a svolgere il ruolo di padre, emesso in modo lapidario e granitico, da una donna ferita non può che essere inquinato dalla rabbia e raramente verrà suffragato dalle effettive modalità di cura poste in essere da un padre. Essere stati cattivi compagni o mariti non relega necessariamente e assiomaticamente gli uomini al ruolo marginale di “papà bancomat” o “papà delle feste”. Anzi…
venerdì 20 marzo 2015
QUANDO L’INQUILINO SE NE VA E CI LASCIA SGRADEVOLI SORPRESE
Affittare un immobile molto spesso è un terno al lotto e, quindi, perché le cose vadano come ci si aspetta ci vuole una buona dose di fortuna. Di questi tempi, poi, trovare persone serie ed affidabili, puntuali nei pagamenti, che si comportino bene rispettando le buone regole della civile convivenza e abbiano cura della “nostra” casa sta diventando veramente una chimera. Anche quando il contratto scade, poi, i problemi non sono finiti. Non è affatto raro infatti constatare, quando l’inquilino se ne va restituendoci l’immobile che gli avevamo affittato, che, nostro malgrado, l’appartamento (o l’ufficio) presenta evidenti danni che sono incompatibili con il normale stato d’usura determinato dal semplice decorso del tempo oppure presenta sgradite trasformazioni e/o innovazioni cioè modifiche sostanziali dello stato di fatto dei locali che di certo non avevamo autorizzato. In entrambi i casi queste “sorprese” ci renderanno molto più difficile locare nuovamente l’immobile in breve tempo e ci obbligheranno a metter mano al portafoglio per renderlo nuovamente “presentabile”. In questi casi come possiamo tutelarci?
mercoledì 18 marzo 2015
SGRAVI FISCALI SOLO CON IL BONIFICO PARLANTE
Non so se capita anche a voi ma devo confessare che quando si avvicina la primavera, vuoi per le giornate soleggiate che mettono di per sé allegria, vuoi perché la stagione stessa è sinonimo di rinascita, si scatena in me una gran voglia di cambiamento, che ahimè si traduce quasi sempre in shopping e viaggi. Ora, dato che ormai non sono più una single impenitente, fantasticando su una futura vita a due mi è capitato di approfondire il tema delle detrazioni fiscali per ristrutturazioni e acquisto di mobili, fortunatamente riconfermate anche per tutto il 2015. Tralasciando lo sgomento che ho provato quando ho iniziato a pensare all’acquisto di una cucina e di una lavastoviglie a discapito di libri e scarpe, mi ha particolarmente colpita il fatto che per godere degli sgravi fiscali in parola sia necessario che il pagamento, del mobilio e delle ristrutturazioni, avvenga attraverso il cosiddetto bonifico parlante. All’apparenza, questa definizione può sembrare una sciocchezza ma, nel concreto, riveste un’importanza fondamentale…
lunedì 16 marzo 2015
CASO BENZINAIO STACCHIO: DIFESA LEGITTIMA O REAZIONE ECCESSIVA MA SOCIALMENTE GIUSTIFICABILE?
Il dibattito sul caso del benzinaio di Ponte di Nanto, comune in provincia di Vicenza, non si placa. Socialmente, quanto accaduto, è diventato il pretesto per estrinsecare a gran voce la necessità di tutele più incisive, attraverso strumenti che siano in grado di sorvegliare il territorio, in modo capillare, e proteggerlo dagli attacchi sempre più ricorrenti di rapinatori e ladri senza scrupoli pronti a qualunque sacrificio, anche umano, pur di portare a casa un qualunque bottino. Politicamente, specie in tempi così prossimi ad elezioni (regionali previste per maggio 2015), non vi è partito o movimento che non abbia perso tale occasione per giustificare la reazione del cittadino Graziano Stacchio, diventato l’emblema di un nuovo modo di pensare alla difesa di se stessi e dei propri beni dagli attacchi criminali di soggetti privi di scrupoli. Insomma, il benzinaio vicentino, nel cuore della gente, è diventato un eroe perché ha reagito a un attacco ingiusto tutelando ciò che, in cuor suo, e nel cuore di tutti, era meritevole di essere protetto. Condotta legittima o desiderio giustificato e, tuttavia, incontrollato e pericoloso di Far West? Per capire se è opportuno rimettere il calamaio nella mano del nostro Legislatore, forse, è il caso di rivedere le norme già contenute nel nostro sistema di diritto …
mercoledì 11 marzo 2015
CONDOMINIO: QUANTO TEMPO HA L'AMMINISTRATORE PER CHIEDERE AI MOROSI DI PAGARE LE SPESE?
Luca B, un nostro lettore di Milano, ci ha sottoposto un’interessante questione dopo aver ricevuto dall’amministratore, per la prima volta, la richiesta di pagamento di alcune spese condominiali non versate e riferite all’ormai lontano anno di gestione 2008/2009. Ci precisa il nostro lettore che nel corso di tutti questi anni non ha mai ricevuto alcun sollecito di pagamento per tali spese anche se l’importo relativo a questo debito è stato riportato nel tempo in tutti i bilanci di esercizio quale conguaglio a debito della sua posizione contabile. Luca B. ci chiede quindi se l’amministratore, dato il lasso di tempo trascorso, ha ancora la possibilità di richiedere il pagamento di questo suo debito, riferito al mancato pagamento di alcune rate scadute e non pagate nell’anno 2008/2009, oppure se questi crediti del condominio nei suoi confronti sono ormai prescritti e quindi inesigibili. Ringrazio naturalmente il lettore per lo spunto di approfondimento che mi ha fornito perché, come detto poc’anzi, la questione, oltre ad essere assai ricorrente, è anche estremamente interessante. Sul punto, tra l’altro, vige, sia tra gli studiosi del diritto sia tra i giudici, la più grande incertezza essendoci orientamenti tra loro opposti e contrastanti. Per tornare al quesito …
lunedì 9 marzo 2015
PROCESSO TELEMATICO: TRA SOGNO E REALTÀ
Chi di voi negli ultimi tempi non ha sentito parlare di processo civile telematico? Penso e credo un po’ tutti. Non si tratta di un nuovo processo ma semplicemente della digitalizzazione di quello vecchio per consentire a tutte le parti coinvolte nel sistema giudiziario civile la produzione, il deposito, la notifica, e la consultazione dei documenti giudiziari in formato elettronico attraverso strumenti telematici. Un passaggio difficile che ha comportato, e ancora comporta, un dispendio di energie e risorse davvero imponenti (anche economiche) per l’indispensabile formazione degli addetti e per la necessità di modernizzare gli strumenti. Ancora una volta, tuttavia, le istituzioni italiane, cronicamente malate di pachidermia, hanno fatto il passo più lungo della gamba affidando così alla buona volontà degli addetti ai lavori, nella specie avvocati e collaboratori, le deficienze strumentali e formative degli uffici e dei funzionari pubblici. Una recente sentenza del Tribunale di Milano è l’esempio lampante di come, ancora una volta, le istituzioni non siano state capaci di realizzare appieno il progetto di riforma tanto conclamato e acclamato a scapito degli utenti, ovvero dei cittadini. Vediamo in che modo…
lunedì 2 marzo 2015
OMICIDIO MELANIA REA, ECCO PERCHÉ LE TRENTACINQUE COLTELLATE DI PAROLISI NON SIGNIFICANO CRUDELTÀ
Il delitto di Melania Rea, come tanti altri tristemente noti e balzati agli onori della cronaca nera, fa discutere e accende gli animi. Questa volta, tuttavia, non si tratta di querelle tra colpevolisti e innocentisti, come spesso accade, ma di vero e proprio dissenso popolare. La decisione assunta dai giudici della Suprema Corte che ha parzialmente accolto il ricorso presentato dagli avvocati del marito uxoricida per ottenere la dichiarazione di illegittimità della sentenza emessa in grado di appello, per falsa ed erronea applicazione delle norme di legge, con riguardo, in particolare, all’aggravante della crudeltà, ritenuta, ad avviso di questi ultimi, insussistente, non pare affatto condivisa dall’opinione pubblica. L’accoglimento, da parte dei giudici, di tale motivo di impugnativa ha fatto, così, decisamente scalpore ed ha scatenato lo sdegno generale poiché non si comprende come sia possibile non considerare crudele ed efferata l’uccisione di un altro essere umano per il tramite di numerose coltellate, nella specie trentacinque. Perché, dunque, giuridicamente parlando, si è giunti a tale decisione? Il concetto di crudeltà da un punto di vista giuridico è diverso da quello comunemente accolto e condiviso? Cerchiamo allora di capire meglio…
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