Nelle fiabe che ci raccontavano sempre
i nostri genitori, il protagonista è un bel principe azzurro che, dopo rischiose
imprese, salva la principessa dalle grinfie del cattivo di turno, così da
poterla sposare e vivere per l’eternità felici e contenti. Siamo sempre stati
abituati a interpretare il matrimonio come un negozio fondato su un rapporto
sentimentale tra due persone di diverso sesso e questa nostra cultura è stata
positivizzata all’interno del d.P.R. 396 del 2000, sulla trascrizione degli
atti dello stato civile. A ben vedere all’interno del nostro diritto non vi è
nessuna norma che, espressamente, vieti il matrimonio tra persone dello stesso
sesso, ma ve ne sono alcune che utilizzano i termini “marito” e “moglie”. Su
tali ultime espressioni, si fonda l’orientamento della giurisprudenza italiana
che non ammette la celebrazione e il riconoscimento di un matrimonio
omosessuale. Questa tesi è, però, molto contrastata da chi ritiene che l’apertura
a tale tipo di negozio sia da qualificarsi come necessaria per una più forte tutela
dei diritti civili aventi carattere universale. Si tratta di una tematica che
coinvolge molteplici aspetti: cerchiamo di capirli insieme…