Sottrarre in modo violento il telefonino a mogli mariti o fidanzati per acquisire la prova del loro tradimento, attraverso gli sms inviati all’amante, costituisce condotta contraria alla legge che i giudici possono configurare come rapina. Questo è quanto hanno deciso qualche giorno fa i giudici della Suprema Corte penale che hanno confermato la legittimità dei provvedimenti di condanna, assunti dai giudici del merito, nei confronti di un giovane barlettano il quale si era introdotto nell’appartamento della fidanzata e, strattonandola, le aveva sottratto il cellulare. Il giovane si era giustificato evidenziando alle autorità che il suo gesto non era finalizzato all’appropriazione del telefonino tout court ma solo a trattenerlo il tempo necessario a mostrare all’ex suocero il contenuto degli sms amorosi rivolti al nuovo partner. Insomma un giovane uomo tradito che mirava semplicemente a far sapere al padre della ex che la figliola non era esattamente una santarellina. Eppure, i giudici hanno ritenuto che tale condotta fosse illegittima e violasse addirittura alcuni principi di rango costituzionale. Vediamo perché …