Si avvicina la scadenza annuale del 31 gennaio e già si parla del pagamento del canone RAI, una vera e propria imposta, anche se comunemente definita abbonamento, dovuta da chiunque detiene uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive indipendentemente dalla qualità o dalla quantità dell’utilizzo. Come tutte le imposte è chiaramente mal vista dai contribuenti ed è forse quella più ampiamente evasa. Così ogni anno, a partire da dicembre, siamo martellati dai continui messaggi pubblicitari che la RAI manda per ricordarci ora il termine di scadenza per il suo pagamento, ora la irrisorietà della somma dovuta a confronto della varietà e ricchezza dei programmi offerti, ora il mancato aumento rispetto all’anno precedente, ora la possibilità di pagarla in ritardo con una piccola soprattassa, e così via. Il tutto per sensibilizzare gli italiani ad effettuare il pagamento. I risultati, tuttavia, non devono essere stati così incoraggianti, visto che quest’anno il canone è stato oggetto di una minirivoluzione in occasione della Legge di Stabilità 2016. Vediamo insieme di che si tratta…