I lavoratori infedeli di
cui ci racconta, ancora quotidianamente, la cronaca, sono generalmente gli
assenteisti, i cosiddetti furbetti del cartellino, che, o autonomamente o
attraverso colleghi complici, timbrano il cartellino per poi assentarsi del
tutto dal lavoro e dedicarsi agli affari propri. Ma, certamente non è meno
infedele e più produttivo il lavoratore che, pur presente sul posto di lavoro,
consapevolmente ed in maniera del tutto ingiustificata si sottrae alla
prestazione lavorativa, contravvenendo agli obblighi di diligenza, obbedienza e
fedeltà che sovrintendono il rapporto di lavoro. Basti pensare ai casi in cui,
attraverso comportamenti espliciti o semplicemente inerti, il lavoratore non
compie le attività proprie della funzione ricoperta o quelle affidategli dal
superiore gerarchico, denotando così un comportamento volutamente di scarsa
collaborazione o addirittura di contrasto con le direttive aziendali, in aperta
insubordinazione. Che può fare in questi casi il datore di lavoro?