venerdì 17 marzo 2017

LIBERTÀ DI RELIGIONE? SÌ, MA CON LIMITI


Come era prevedibile, la recente sentenza della Corte Europea di Giustizia, che ha stabilito che un’azienda privata può vietare a una dipendente di portare il velo islamico durante i contatti con i clienti, ha sollevato un vespaio di polemiche. Sebbene, infatti, gli euro-giudici abbiano chiarito che il divieto non costituisce una discriminazione diretta fondata sulla religione, ma mira ad un’esigenza di neutralità dell’impresa, applicabile a chiunque indossi in modo visibile simboli politici, filosofici o religiosi sul luogo di lavoro, dai più la sentenza è stata vista come una legittimazione a fare discriminazioni religiose e non solo. Ed il rischio che può nascondersi dietro ad una tale sentenza diviene ancor più concreto se pensiamo al crescente diffondersi, a livello internazionale, di rigurgiti conservatori, protezionistici, nazionalistici. Anche in Italia, dove la società negli ultimi decenni è diventata sempre più multietnica anche per il drammatico fenomeno dei migranti, l’ordinamento giuridico si è dovuto sempre più adeguare a una realtà multiculturale e multireligiosa, contemperando principi consolidati con l’evoluzione sociale.