Luigi Alfieri, 2011 |
Quello di oggi, cari lettori, è uno sfogo. Uno di quelli cosiddetti “di pancia”, rabbiosi, istintivi, conseguenza della quotidiana pressione cui noi avvocati siamo sottoposti nello svolgimento della funzione di “problem solver”. Dopo una notte insonne ho deciso di rendervi partecipi di questo sentimento. D’altro canto anche noi “legali” siamo esseri umani, persone che vivono e inevitabilmente entrano in empatia con i soggetti che tutelano. Oggi mi trovo nella condizione di assistere all’inesorabile declino di aziende, piccole e medie, che ho aiutato a nascere, a crescere, a svilupparsi sul territorio nazionale e, qualcuna, anche oltre. Ebbene, mettiamoci la congiuntura sfavorevole che ahimè, dati alla mano, ha ridotto drasticamente i consumi, mettiamoci la depressione psico-fisica degli imprenditori (quella che poi induce a gesti estremi che talvolta leggiamo sui giornali), dettata dalla difficoltà di veder morire le proprie creature e dal fatto di dover assumere scelte drastiche per i lavoratori, che qualche imprenditore illuminato considera quasi come componenti di una famiglia allargata, e poi mettiamoci la mazzata finale, ovvero la condotta degli istituti di credito. Quelli cui ci si rivolge per una boccata di ossigeno e che invece, ad un tasso agevolato, ti erogano dell’insana anidride carbonica che, nella migliore delle ipotesi, ti intossica e, nella peggiore, ti uccide...