Sebbene si tratti di un banalissimo decreto ingiuntivo,
emesso per il recupero di una somma altrettanto banale e nell’ambito di un
contratto di fornitura gas e luce come tantissimi altri, quello emesso qualche
mese fa dal Giudice di Pace di Venezia ha fatto, e fa ancora, notizia. Il
clamore deriva non tanto dal fatto che il soggetto ingiunto non è un cliente
moroso ma la società, rappresentata dal più grande operatore nazionale, ma dal fatto che con esso si è accolta la richiesta di
rimborso dell’IVA pagata da un cliente sulle accise di alcune fatture luce e
gas. È la famigerata “tassa sulla tassa”, ben nota agli operatori del settore:
la doppia tassazione delle bollette è uno dei motivi di reclamo più frequenti,
a cui gli operatori hanno sempre ed efficacemente risposto evidenziando il loro
ruolo di meri sostituti di imposta (in pratica incamerano imposte che versano
poi all’erario). Almeno finora. Le potenzialità di questo precedente, infatti,
sono state subito colte dalle associazioni di consumatori che, prefigurando
ricorsi massivi evocativi quasi di una class
action, già assaporano la prospettiva di future pronunce analoghe, con
effetti eclatanti. Ma, al di là dell’inevitabile demagogismo, è proprio così?