Il caso più frequente è quello del sinistro che coinvolge un motoveicolo e un’auto. Questo è proprio ciò che è accaduto a Davide il quale, qualche settimana fa, mentre percorreva, alla guida della sua Suzuki GSX R 750, a velocità commisurata alle condizioni di tempo e luogo, la via che lo conduce al lavoro, si è visto tagliare la strada da un’autovettura che improvvisamente è uscita da un passo carrabile senza accertarsi di poter compiere la manovra in assoluta sicurezza per gli altri conducenti. Davide, motociclista di navigata esperienza, ha frenato, sterzato, ha evitato l’urto che gli avrebbe procurato danni, patrimoniali e non, di entità sicuramente maggiore rispetto a quelli effettivamente patiti, ma non è riuscito a governare il mezzo cadendo, mentre la moto scarrocciava per qualche metro. A parte qualche sbucciatura alla gamba sinistra e il danneggiamento degli indumenti che indossava, il vero danno è stato quello riportato dalla moto. Il conducente dell’auto, per parte sua, resosi conto di quanto accaduto, ha accostato e, bisogna dirlo, diligentemente ha prestato soccorso a Davide rendendosi disponibile ad accompagnarlo presso la più vicina struttura ospedaliera. Una volta medicato l’automobilista ha sottoscritto la denuncia di sinistro riconoscendo la propria esclusiva responsabilità. Davide, appena ristabilito ha, dunque, portato la C.A.I. al proprio assicuratore e ha chiesto che venisse attivata la procedura di risarcimento diretto. L’intermediario assicurativo, risponde, tuttavia, che la C.A.I. non vale. Vediamo perché e se è ragionevole tale presa di posizione...