Il nostro blog si occupa spesso di tematiche delicate e impegnative prendendo spunto, il più delle volte, da quanto richiesto dai nostri lettori. Tuttavia, considerato il periodo storico particolarmente difficile, appena stemperato dal clima natalizio, ho pensato di alleggerire la lettura dedicando qualche riflessione giuridica su un argomento che mi ha fatto sorridere. L’occasione mi viene offerta da una pronuncia della Corte di Cassazione dello scorso anno, che mi è capitato di leggere per puro caso sul web e che ho approfondito soprattutto in ragione del fatto che io stessa potrei ritrovarmi, per inclinazione e per natura, in una situazione simile a quella dalla quale ha tratto origine la pronuncia in questione. Devo confessare, infatti, di essere molto sensibile al fascino dello shopping, tanto che quando ho letto la pronuncia della Suprema Corte non ho potuto esimermi dal riflettere sulla sottile linea che, ahimè, separa il vizio controllato dall’ossessione. Ma vediamo meglio nel dettaglio…