giovedì 24 aprile 2014

SINISTRO STRADALE: IL GIUDICE CHIEDE AIUTO, MA IL CONSULENTE NON CI AZZECCA



Traggo spunto da una recente sentenza della Suprema Corte per sottoporre all’attenzione dei lettori alcune tematiche piuttosto ricorrenti nella complessa materia del risarcimento dei danni derivanti da sinistro stradale. Mi riferisco principalmente alle modalità e ai criteri utilizzati per la valutazione del comportamento dei conducenti dei veicoli coinvolti in un incidente al fine di determinare la misura di responsabilità degli stessi. Altro argomento piuttosto ricorrente, e che induce noi tecnici del diritto a vere e proprie acrobazie dialettiche (e non solo), è poi indubbiamente quello che riguarda la valenza della consulenza, spesso disposta dai giudici quale supporto di carattere tecnico per l’esame di aspetti per i quali il magistrato stesso non possiede sufficiente competenza, nei procedimenti aventi ad oggetto appunto domande di risarcimento danni, subiti a causa di un sinistro. Vediamo allora quali sono questi criteri e se hanno valenza rigida o solo indicativa, ma soprattutto è interessante evidenziare quale valore, secondo i giudici della Cassazione, sia corretto attribuire alle risultanze della consulenza tecnica, disposta in corso di causa al fine di valutare gli elementi e le prove portate nel processo, per la determinazione della misura di responsabilità da porre in capo alle parti coinvolte…