In contesti di disgregazione familiare in cui le tensioni inevitabilmente
si amplificano, sorge spesso la necessità di considerare l’allontanamento dalla
casa familiare quale utile ed immediata soluzione per quietare gli animi e far
cessare, o quanto meno limitare, i litigi. Ciò tanto più in presenza di figli che,
già gravati dal peso e dal trauma della fine del legame affettivo genitoriale,
concepito come idealmente indissolubile, sono spesso costretti ad assistere,
loro malgrado, agli alterchi, talvolta furibondi, tra mamma e papà. La prole
non trae, dunque, certo giovamento dalle situazioni di quotidiano conflitto
generato da rabbia, rancore e continue recriminazioni. La questione, tuttavia,
non è di poco conto se si considera che uno dei principali doveri che
discendono dal matrimonio è proprio l’obbligo di coabitazione. L’ordinamento
giuridico, infatti, stabilisce che dal matrimonio derivi l’impegno reciproco
alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione
nell’interesse della famiglia ed alla coabitazione. Ciò significa che l’abbandono
del tetto coniugale, che interrompe la convivenza familiare, prima della
separazione legale, pone in essere una condotta che, sul piano giuridico, ha
delle conseguenze. Credo che soffermarsi sulla questione e comprendere se tale
comportamento sia sempre considerato illegittimo possa essere utile…