Quando ne ho sentito parlare la prima volta, la Finanziaria 2016 non era ancora legge. Si trattava, infatti, di un fondo introdotto da uno dei tanti emendamenti proposti durante la sua approvazione, passato e presentato come una conquista, in quanto rappresenta una tutela più rapida, rispetto agli ordinari rimedi in sede civile e penale, per i coniugi separati a cui non viene versato l’assegno di mantenimento dall’altro coniuge. Un fondo, pertanto, rivolto ai coniugi in difficoltà economica, anche se pensato soprattutto a tutela della donna che, nelle coppie scoppiate, è quasi sempre il coniuge economicamente più debole, che continua a subire anche dopo il matrimonio i soprusi, le ripicche e gli screzi, che ne hanno causato la fine. Spesso, infatti, complice anche la crisi economica che da qualche anno risiede nel nostro paese, la fine del matrimonio rappresenta l’anticamera della povertà. Recenti sondaggi, infatti, evidenziano come una significativa percentuale delle persone che mangiano alle mense dei poveri o chiedono aiuto ad associazioni caritatevoli o alle parrocchie è proprio rappresentata da coniugi separati e divorziati. Ebbene, dal 1° gennaio 2016…