Argomento decisamente interessante e spinoso sul quale ritengo opportuno spendere qualche considerazione per rammentare, in modo sintetico, il punto di vista dei giudici. Nella pratica è una questione assai dibattuta e, talvolta, anche noi operatori del diritto abbiamo qualche dubbio e qualche perplessità data dal fatto che non è possibile fornire una risposta secca. La soluzione comporta, infatti, l’analisi del caso concreto e, dunque, deve essere necessariamente ragionata. Spesso, peraltro, la questione sorge, e va necessariamente affrontata, con riguardo al danno parentale che subiscono i prossimi congiunti in relazione alle lesioni gravi che patisce la vittima del sinistro. In parole semplici, può accadere che l’avvocato incaricato della tutela del danneggiato si concentri sulle questioni che necessitano di istruttoria più immediata, accantonando temporaneamente i danni che subiscono mogli, mariti e figli della vittima in conseguenza di gravi incidenti stradali. L’approccio è indubbiamente corretto, tuttavia non bisogna dimenticare che il diritto a richiedere il risarcimento soggiace sempre, e ineluttabilmente, a termini che vanno rispettati sia per le vittime primarie sia per quelle secondarie. Allo stesso modo anche la richiesta di risarcimento dei danni materiali, ovvero dei danni alle cose, è sottoposta ad un termine che, laddove spirato, comporta la perdita del diritto. Ma allora quanto tempo abbiamo?