In questi giorni gli studenti della maggior parte degli istituti festeggiano la fine dell’anno scolastico. Qualcuno ha la valigia già pronta per la partenza e qualcun altro è in “religioso raccoglimento” (leggasi “prega”) in attesa degli scrutini finali che ne determineranno il destino estivo. Quale migliore occasione, dunque, per affrontare il delicato e spinoso argomento della bocciatura, prendendo spunto da alcune recenti decisioni dei Tribunali Regionali Amministrativi, meglio conosciuti come TAR, e della Cassazione che hanno dettato degli interessanti principi cui i Consigli di classe, e i docenti che ne fanno parte, dovrebbero uniformare l’esercizio del loro potere discrezionale in relazione alla valutazione dei risultati e, quindi, alla sorte dei loro alunni. Potere che spesso viene esercitato con buon senso e nel rispetto delle normative vigenti in materia e altre volte travalicando i limiti imposti dalla legge per applicare, o “tentare” di applicare, una giustizia molto personale che tiene conto di giudizi o pregiudizi decisamente soggettivi e che danno luogo, in alcune occasioni, a decisioni giuridicamente discutibili. Vediamo allora quali sono questi principi …