lunedì 28 settembre 2015

LAVORO: DATORE ATTENTO! SE MORTIFICHI I DIPENDENTI RISCHI LA CONDANNA


Si sa, i rapporti personali sul posto di lavoro possono creare tensioni e conflitti. Rivalità, gelosie e pettegolezzi possono essere all’ordine del giorno e dar luogo ad antipatie tra persone con cui si condivide la maggior parte della giornata. Espressioni come “Francesca sembri un panda con quelle occhiaie!” oppure “Mario si crede di essere chissà chi, non lo sopporto!” non sono molto gentili, ma non hanno alcuna rilevanza penale. La situazione muta quando i pensieri si trasformano in parole offensive e insolenti, poiché il destinatario potrebbe decidere di sporgere una querela davanti all’autorità competente. Ma qual è il confine tra lecito e illecito? Tra offesa e maleducazione tollerabile? E fino a che punto il datore di lavoro può giudicare la condotta del dipendente senza ferire la personalità di quest’ultimo? Può dichiarare di aver esercitato il potere gerarchico riconosciutogli dalla legge per andare esente da responsabilità penale? Cerchiamo delle risposte …