Se la società di calcio non fa nulla per impedire che i
propri tifosi, soci o non soci che siano, offendano e discriminino tramite cori
e striscioni gli avversari sportivi, verrà condannata al risarcimento dei danni
patrimoniali e non patrimoniali che gli ospiti, offesi, subiscono. Questa è la decisione,
a mio avviso decisamente corretta, assunta lo scorso anno dal Giudice di Pace
di Castellammare di Stabia, dott. Francesco Buonocore, e confermata qualche giorno
fa dal Tribunale di Torre Annunziata in occasione dell’appello. Il processo si
è incentrato sulle richieste di un tifoso napoletano il quale, lamentando la
lesione della propria dignità personale a cagione degli inni razzisti e degli
striscioni discriminatori della tifoseria ospitante, ha chiesto il risarcimento
di tutti i danni che riteneva di aver patito, niente di meno che al club torinese
bianconero. La decisione merita, indubbiamente, qualche riflessione se non
altro perché si tratta di una diga che si rompe e, quindi, a cascata aprirà le
porte alle richieste di risarcimento di altri tifosi stanchi di non godere
appieno dello spettacolo calcistico per il quale hanno affrontato un viaggio,
magari un soggiorno, e pagato un biglietto d’ingresso. Ma la società di calcio paga
sempre per le marachelle (… si fa per dire) e, più propriamente, per gli atti
illeciti commessi dai propri tifosi? Dipende da …