Argomento decisamente hot, da qualche giorno, infatti, non
si fa altro che parlare della protesta dei tassisti, cui si sono accodati i
conducenti di auto a noleggio, che reclamano a gran voce una regolamentazione
del settore ferma da anni e promessa a più riprese dai governi che si sono
succeduti negli ultimi due decenni. Non si tratta solo di una questione di
informazione considerato che il trasporto, pubblico o privato che sia, svolge
una funzione, per così dire, sociale. Il tema che vorrei affrontare oggi,
tuttavia, non è l’indignazione ed il malcontento popolare, seppur
indiscutibile, per la totale assenza di questo importante e indispensabile
servizio in quasi tutte le maggiori città italiane. Ciò che ha solleticato la
mia vena scribacchina oltre all’evento in sé e al clamore mediatico che ha
suscitato, è in realtà il clima di forte tensione che sta caratterizzando la
protesta. La categoria è davvero molto compatta, arrabbiata e determinata.
Prima era Taxi contro Uber, ora contro NCC e il Decreto Milleproroghe proposto
dal governo Gentiloni, dargli torto? Rispondendo non vorrei cedere alle
consuete e facili invettive contro coloro cui abbiamo affidato il difficile e
nobile compito di legiferare. Non cederò, quindi, all’umana tentazione
limitandomi a circoscrivere il mio pensiero di giurista alle conseguenze cui,
ahimè, andranno incontro i protagonisti di questa vicenda con riguardo, in
particolare, a qualcuno tra gli episodi più eclatanti balzati agli onori della
cronaca. Cerchiamo di capire…
INTANTO CHIARIAMO I MOTIVI DELLA PROTESTA I tassisti lottano da anni per ottenere una regolamentazione del settore che
dovrebbe contrastare l’abusivismo e
dettare norme che consentano, da un lato, di tutelare gli investimenti di una
vita e, dall’altro, stabilire regole chiare sulla concorrenza esercitata, di
fatto, da multinazionali come Uber ed in parte dal Noleggio con Conducente
(N.C.C.). Nel 2008 si arriva, finalmente ad un pacchetto di disposizioni
contenute in una bozza di Disegno di
Legge che, tuttavia, suscita malumori e discussioni e che non ha mai visto
un epilogo concreto lasciando, quindi, spazio a pratiche abusive e niente affatto tutelanti per tutti quei soggetti
che hanno finanziato le proprie licenze d’esercizio. L’acquisto di queste
ultime avveniva, e ancora avviene, investendo i risparmi di una vita con
l’auspicio di poter un giorno monetizzare tale sacrificio a garanzia di una
pensione decorosa. La liberalizzazione e le norme sulla concorrenza hanno di
fatto palettato tale possibilità aprendo il varco ad una serie di pratiche dannose per la categoria dei
tassisti sia in termini di redditività sia con riguardo al valore delle
costosissime licenze d’esercizio.
DI RECENTE L’ENNESIMA BATTUTA D’ARRESTO… Al centro della protesta, che ha indotto le auto bianche a
uno sciopero serratissimo e molto compatto, vi è la misura contenuta nel decreto Milleproroghe che farebbe slittare,
ancora una volta, l’emanazione di alcune norme sulla concorrenza. Fatto questo
che, in concreto, agevola le pratiche deregolamentate poste in essere da Uber e
dai N.C.C. (Noleggio Con Conducente). In sostanza, qualora l’emendamento contenuto nel
Milleproroghe, e già approvato dal Senato a firma della senatrice PD Linda
Lanzillotta, venisse confermato, l’approvazione del pacchetto di norme che dovrebbe disciplinare il settore del trasporto
di persone slitterebbe al 31 dicembre 2017. A tale data verrebbe dunque
rinviata l’entrata in vigore del decreto del Ministero delle Infrastrutture
contro l’esercizio abusivo del servizio taxi e del servizio di noleggio con
conducente prorogando il divieto di sosta in posteggio di stazionamento su
suolo pubblico nei comuni ove sia esercitato il servizio di taxi. L’emendamento
in questione, dunque, confermando la deregolamentazione del settore, è stato,
non a caso, soprannominato Pro Uber.
…CHE HA SCATENATO LA RABBIA DEI TASSISTI! È chiaro che in queste condizioni di incertezza la
categoria si sia rivoltata reclamando una presa in carico urgente da parte del
governo. Stanchi di rinvii e leggine poco significative i tassisti hanno dunque
incrociato le braccia e sono scesi in piazza manifestando il loro dissenso al
lassismo governativo. La protesta ha assunto tuttavia toni decisamente aspri con momenti di grande tensione sia in
occasione dei cortei, regolarmente autorizzati, sia soprattutto in occasione
delle serrate, chiaramente irregolari, organizzate davanti a stazioni e
aeroporti per impedire azioni di crumiraggio e sfruttamento della situazione. Per
non parlare, poi, degli appostamenti e degli agguati organizzati contro i
driver assoldati da Uber e nei confronti dei conducenti di auto a noleggio. Ne
sono così scaturite vere e proprie risse, danneggiamenti, minacce e, dulcis in fundo, aggressioni anche
mediante l’uso di mazze e altre armi più o meno lecite che hanno indotto le
Autorità ad effettuare fermi di polizia e denunce per garantire l’ordine
pubblico. Insomma, non si può certo dire che i tassisti la stiano mandando a
dire ingaggiando una vera e propria battaglia dai toni, a tratti, anche
violenti a difesa delle esigenze di categoria.
…È PURE SPUNTATA L’ARMA GIOCATTOLO Tra gli episodi più significativi mi è balzato all’occhio quello
che ha destato maggiore clamore mediatico. In breve nella notte del 20
febbraio, nel pieno della protesta, un conducente di veicolo a noleggio, che
aveva appena scaricato un cliente in Piazza Savoia a Milano, è stato aggredito
da un gruppo di tassisti che lo hanno bersagliato con lancio di uova imbrattandogli, internamente ed esternamente, l’auto nera.
Il driver ha così reagito all’avvicinarsi minaccioso dei tassisti estraendo una
pistola, poi rivelatasi una semplice arma giocattolo. Il fatto di per sé
parrebbe poco significativo e, tuttavia, è costato all’uomo una denuncia per minacce aggravate dall’uso di
arma. È così che, recependo lo sbigottimento di alcuni conoscenti, ho
pensato che soffermarmi sulla questione potesse essere utile. Giuridicamente
parlando, la condotta del driver è un
comportamento penalmente rilevante, nonostante quanto possa apparire ai più.
L’uso di arma giocattolo in un contesto di minacce costituisce un aggravante al
pari di quanto accade per l’uso di armi proprie ovvero dotate di potere lesivo.
I GIUDICI CONDANNANO TALE CONDOTTA APPARENTEMENTE INNOCUA! Secondo costante giurisprudenza, infatti, ciò che conta è
l’effetto intimidatorio che deriva sulla persona offesa dall’uso di un oggetto
che abbia l’apparenza esteriore dell’arma, in quanto tale effetto intimidatorio
è dipendente non dalla effettiva potenzialità offensiva dell’oggetto adoperato,
ma dal fatto che esso abbia una fattezza del tutto corrispondente a quella
dell’arma vera e propria cosicché possa incutere il medesimo timore sulla
persona offesa (Cassazione penale,
Sentenza del 20 aprile 2016, n. 16366). Occorre, tuttavia, precisare che,
di per sé, uscire da casa con un’arma giocattolo privata del tappo rosso non è
reato e tale condotta può, al limite, costituire un illecito amministrativo.
Tale comportamento diventa rilevante penalmente solo nell’ipotesi in cui con
tale giocattolino si commette un reato per il quale l’uso dell’arma, vera o no
che sia, costituisce un aggravante. Per intenderci, lo diventa ad esempio nel
caso in cui con tale arma si commette una rapina o si minaccia qualcuno (Cassazione penale, Sezione VII, Ordinanza
del 15 gennaio 2015, n. 38216; Cassazione Sezioni Unite, Sentenza del 6 marzo
1992, n. 3394). Ricorda, infatti, la Suprema Corte che, in tema di
minaccia, ricorre l’aggravante dell’arma anche nel caso di una pistola
giocattolo, in quanto qualsiasi oggetto che abbia all’apparenza le
caratteristiche intrinseche di un’arma può provocare nel soggetto passivo un
effetto intimidatorio più intenso.
TORNANDO ALLA PROTESTA DEI TASSISTI e senza entrare nel merito delle motivazioni che hanno
indotto e inducono la categoria ad invocare tutele e regolamentazione, da
giurista mi viene da sottoporre all’evidenza degli interessati che certe forme
di lotta non sono esenti da conseguenze su un piano giuridico. Attenzione, dunque,
e, come sempre, un invito a sfruttare i modelli legittimi che il sistema ci
mette a disposizione.
Avvocato Patrizia Comite – Studio Comite