mercoledì 2 luglio 2014

TORNA L’ANATOCISMO? PROVE IN CORSO, MA NON È DETTA L’ULTIMA PAROLA



Di una cosa sono certa: i nostri governanti coi nomi ci sanno fare! Bell’esordio non vi pare? Vi starete domandando a cosa mi riferisco, ma i miei lettori più attenti sanno bene a cosa alludo. In alcuni dei miei post ho evidenziato come spesso, e a prescindere dal colore, i nostri governanti ci riservino dei pacchettini legislativi davvero niente male, addolciti appunto da nomignoli accattivanti che preludono a chissà quali doni riservati ai cittadini ma che di fatto sono delle vere e proprie mazzate. Legnate edulcorate da una bella azione di marketing che indubbiamente creano benefici ma non alla gente comune e alle imprese già piuttosto massacrate. Preciso che non si tratta di critiche riservate a una parte dei nostri politici poiché queste macchie appartengono a tutti i governi di cui abbia memoria. Mi chiedo una cosa sola: ma provare vergogna mai? Un pochino, di quella sana che ti consente di rammentare che l’uomo ha una coscienza e in nome di questa è capace anche di cose buone, quelle che ti spingono a credere ancora in qualcuno e in ciò che predica in modo assoluto e senza riserve. Ebbene no! Non è possibile, la fregatura è sempre in agguato. Il Decreto Legge n. 91, pubblicato in Gazzetta il 24 giugno 2014, rappresenta l’ennesimo esempio di questo malcostume. Vediamo perché …


UN NOME CHE È TUTTO UN PROGRAMMA Il Decreto Legge varato d’urgenza dal Governo qualche giorno fa reca ufficialmente “Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l’efficientamento energetico dell’edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea”. Il sottotitolo riporta, invece, una promessa ancora più accattivante ovvero “Misure per la crescita economica”. Come avevo anticipato la denominazione del provvedimento, sebbene provvisorio e soggetto al vaglio del Parlamento che dovrà convertirlo in legge entro sessanta giorni perché gli effetti in esso previsti diventino definitivi, lascia intendere che il Governo abbia ritenuto improcrastinabile legiferare nell’interesse delle imprese affinché le stesse possano rimettersi in movimento per favorire in generale il rilancio dell’economia e della produttività del Paese. Insomma a leggere la denominazione sembrerebbe proprio trattarsi di una bella boccata d’ossigeno per diversi settori produttivi. Qualcosa di buono intendiamoci c’è. Ma non poteva mancare, ben celata tra tutte, anche una bella disposizione destinata alle solite imprese, quelle che di boccate d’ossigeno per sopravvivere non hanno certo bisogno visto il potere dominante che di fatto già esercitano sui correntisti e, a quanto pare, sulla politica.

A VOLTE RITORNANO, FORSE Anche in questa occasione, dunque, il Governo ha mostrato da quale parte sia opportuno schierarsi riservando un bell’aiutino alla “finanza” e facendole dono di qualche miliardino di euro che in periodi di magra certamente non guasta (loro) ma distrugge chi invece si aspetterebbe che questi miliardini venissero ridistribuiti tra chi ha necessità di ripartire. Di questi tempi peraltro le banche, per chi non lo avesse ancora capito era a queste imprese che alludevo, di aiuti ne hanno avuti non pochi (chissà perché a loro è riservato sempre un pensiero buono. Mah!) È proprio di questi giorni, infatti, l’entrata in vigore dell’obbligo di dotarsi di POS (Point Of Sale) per tutti i professionisti e imprenditori che garantirà agli istituti di credito un altro importante gettito. La modalità prescelta ha lasciato me e molti altri operatori del diritto decisamente perplessa se non addirittura basita di fronte a tanta sfrontatezza. Il Decreto legge in questione ha, infatti, reintrodotto attraverso l’art. 31 l’istituto dell’anatocismo considerato dalla legge (Legge di stabilità 2014) e prima ancora dalla giurisprudenza un macroscopico illecito bancario, in barba alla certezza del diritto, alle lunghe battaglie combattute nelle aule di tribunale e in ossequio, invece, dei poteri forti. La norma, che ci si auspica fortemente non superi il vaglio del Parlamento, demanda al CICR (Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio) il compito di stabilire modalità e criteri per la produzione di interessi su interessi maturati nelle operazioni disciplinate dallo stesso Decreto legge. 

MA A CERTE CONDIZIONI In sintesi, si legge in una nota dell’Adusbef, con tale norma, viene demandato al CICR il compito di determinare modalità e criteri per la produzione di interessi sugli interessi, riaffermando la legittimità dell’anatocismo. La disposizione prevede poi che i contratti in corso e quelli conclusi nei due mesi successivi alla data di entrata in vigore del Decreto Legge dovranno essere adeguati entro il termine di sei mesi dalla pubblicazione del decreto con le seguenti modifiche:

1) la possibilità di anatocismo sugli interessi capitalizzati annualmente;
2) la limitazione dell’ambito della norma alle operazioni in conto corrente o in conto di pagamento;
3) la decorrenza della norma dal momento della pubblicazione della delibera CICR e, nelle more, l’applicazione della delibera del 2000;
4) la decorrenza delle nuove norme per i contratti conclusi a partire dal 60° giorno da oggi;
5) per i contratti in corso, l’adeguamento entro 6 mesi da oggi.

NEL CONCRETO La reintroduzione dell’anatocismo non è immediata poiché è demandato al CICR il compito di definirne i criteri e le modalità. Viste, peraltro, le reazioni di sdegno, sociali ma anche politiche (qualcuno tenta ancora di salvare la faccia e le apparenze), la norma molto verosimilmente non supererà il vaglio del Parlamento che si è già messo in moto per demolire la logica che ha indotto all’inserimento, nella decretazione d’urgenza, di una disposizione di tal fatta, palesemente in favore degli istituti di credito. Attenzione però perché in ogni caso sortirà l’effetto di rallentare l’attuazione della norma, introdotta invece con la Legge di Stabilità, e oggi di fatto superata, che aveva, ci si auspicava definitivamente, dichiarato illegittimo l’anatocismo. Ciò significa che di fatto si allungheranno i tempi per la ridefinizione, anch’essa demandata in quella occasione al CICR, degli interessi bancari “puliti” appunto dall’anatocismo. 

E CHI HA VOGLIA DI INTENDERE Che fosse proprio questo, in definitiva, l’obiettivo che il Governo (meglio, le Banche) intendevano perseguire? In ogni caso che fosse questa la finalità o veramente quella di reintrodurre sfacciatamente una pratica che i giuristi hanno considerato illecita una cosa è certa: prestare il fianco a una parte sociale le cui casse sono già pingui in danno dei soliti poveracci è scandaloso! Lascio ai lettori ogni ulteriore riflessione e valutazione, con una raccomandazione, rivolta soprattutto ai giovani facilmente influenzabili e oggetto di strumentalizzazioni: occorre diffondere la cultura del ragionamento, quello che induce l’individuo a “pensare” con la propria testolina e non attraverso quella di altri, cedevoli alle lusinghe e ai saldi di fine stagione (… chi ha voglia di intendere, intenda!!).

Avvocato Patrizia Comite – Studio Comite