"Il sorpasso" Dino Risi, 1962 |
Siamo ormai alla fine di questo 2013 che purtroppo per molti, dal punto di vista lavorativo, non ha riservato grandi novità in positivo. Cerchiamo allora di salutarlo concedendoci almeno qualche sorriso con questo post. Proprio in questi giorni di caos e traffico frenetico alla ricerca del regalo “last minute”, a chi non sarà capitato di trovarsi di fronte al classico automobilista che si crede “padrone della strada”? Episodi che possono essere molto diversi tra loro: si va dalla frequente precedenza non concessa, al conducente che ritiene le frecce del proprio veicolo un optional da utilizzare quando meglio crede, a situazioni ben più gravi dove si verificano anche incidenti a causa delle più diverse negligenze. Vediamo, allora, qualche caso concreto portato davanti ai giudici, evidenziando in quali circostanze dobbiamo trattenerci da eventuali epiteti e in quali invece possiamo “lasciarci andare” rappresentando, a chi abbiamo di fronte, cosa pensiamo realmente di lui e delle sue capacità al volante…
LE RAGIONI DEL “VAFFA” Se mandiamo a quel paese chi fa un frontale con noi mentre viaggia contromano a bordo della sua berlina di lusso non commettiamo il reato di ingiuria. La Corte di Cassazione, pur affrettandosi a specificare che non tutte le infrazioni al codice della strada giustificano il “vaffa”, fa un distinguo basato sul “principio” del “quando ci vuole, ci vuole”. La Cassazione annulla, infatti, la condanna inflitta dal tribunale di primo grado per il reato di ingiuria a un’automobilista che aveva dato in escandescenze dopo essere stato investito in pieno da una Jaguar che viaggiava contromano. L’impatto aveva procurato l’esplosione dell’airbag e quella del ricorrente, il quale non aveva potuto fare a meno di dire ciò che pensava di chi aveva provocato un incidente la cui piena responsabilità era provata dai verbali redatti dalla polizia stradale. Secondo gli ermellini lo stato d’ira era giustificato da un fatto contrario alle “regole della civile convivenza”. La Cassazione “bacchetta” i giudici di primo grado che hanno sottovalutato l’ipotesi della non punibilità di uno stato d’ira dovuto al “fatto ingiusto”. Un elemento che si poteva tranquillamente desumere dal rapporto delle forze dell’ordine, mentre i Giudici di prima istanza si erano limitati a rimarcare l’esistenza della poca serenità tra parte offesa e imputato come conseguenza dell’incidente stradale. “Poca serenità” che i giudici di piazza Cavour ritengono invece comprensibile (Cassazione penale, Sezione V, Sentenza del 1° luglio 2010, n. 24864).
SE POI SI TRATTA DI PROVOCAZIONE… Se gli insulti sono stati la diretta conseguenza di un atteggiamento di ripicca, non sono punibili. Il fatto deriva dalla provocazione nel tenere acceso il motore dell’auto in sosta proprio accanto alla veranda del vicino di casa con il quale si aveva avuto un diverbio. La Suprema Corte, con la sentenza n.35239 del 2012, ha deciso, dunque, di rinviare il caso al tribunale di Agrigento affinché verificasse se era possibile applicare l’esimente della provocazione, invocata dall’imputato, al quale era invece stata riconosciuta l’attenuante. Il giudice del merito, osservano gli “ermellini”, “ha dimostrato di ritenere che effettivamente la reazione ingiuriosa dell’imputato fosse stata posta in essere a seguito dello stato d’ira determinato dal fatto ingiusto altrui, e, dunque, ha contraddittoriamente escluso l’operatività di qualsiasi esimente, pur avendone riconosciuto in fatto, i presupposti per la sua applicabilità, compreso quello dell’immediatezza della reazione che costituisce l’unico tratto distintivo della fattispecie esimente rispetto a quella attenuante”.
CAFONE SI, MA QUANDO? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36883 del 2011, ha stabilito che è consentito dare del “cafone” ad un altro automobilista se con il suo veicolo ostruisce il passaggio. Il fatto: un 30enne cagliaritano era stato accusato di ingiurie da parte di un suo concittadino che aveva fermato l’auto impedendo il transito. Dalle parolacce al processo il passo è stato breve ma ha visto la Suprema Corte ribaltare una sentenza di condanna inflitta a inizio 2010 dal Giudice di Pace del capoluogo sardo, (che aveva condannato per ingiuria l’automobilista bloccato), dando invece sostanzialmente ragione al denunciato senza però assolverlo del tutto: i giudici hanno ritenuto che “se l’ingiuria è provocata da fatto ingiusto (come in questo caso) merita tutte le attenuanti di legge”. In base agli atti R. vedendo che il suo transito per una strada era impedito dall’auto di D., in un primo tempo aveva cercato di risolvere la cosa con le buone maniere, ricevendo in cambio gestacci eloquenti che avevano contribuito ad aumentare la tensione.
GESTACCI MAI! I gestacci nel traffico possono sfuggire e sono anche piuttosto frequenti; attenzione però, perché la Cassazione ha sentenziato che, il dito medio alzato, la parolaccia e qualsiasi altro gestaccio, vanno banditi e sono punibili come ingiuria. E’ capitato, ad esempio, ad un automobilista triestino di spazientirsi nel traffico e di fare un “gesto di scherno” al motociclista accanto a lui fermo al semaforo. Immediata la condanna per ingiuria.
INGIURIA? MEGLIO DI NO, OPPURE SI MA CON CAUTELA E sempre meglio dare dimostrazione di civiltà, ma se proprio “ve le tirano fuori” è importante sapere che le attenuanti o giustificazioni al fatto accaduto operano solo se l’automobilista offeso ha commesso un fatto ingiusto, e tale non è una semplice violazione del codice della strada. Infatti, una pessima guida non è una scriminante: dare del cafone o fare un gestaccio a chi ad esempio “non va d’accordo con lo sterzo del proprio veicolo” costituisce sempre un reato. Le attenuanti e i casi di esclusione sussistono solo nel momento in cui il soggetto destinatario degli insulti abbia commesso un fatto ingiusto ovvero un fatto di una certa rilevanza penale Per fare un esempio, recentemente la Cassazione, (sentenza n. 28487/2013) ha ritenuto che bloccare l'auto all'ingresso di un garage privato è reato di violenza privata.
I MIEI SALUTI DI FINE ANNO Permettetemi alla fine di questo articolo di salutare ed augurare un felice anno nuovo ai nostri lettori che ci seguono sempre più numerosi sul nostro blog. Vi auguro che il 2014 sia un anno veramente di “ripresa” (e non per i fondelli). Infine, ma non certo per importanza, un immenso ringraziamento di cuore a Patrizia, Massimo, Riccardo, Laura, Paola e Roberta, persone uniche e rare da incontrare dalle quali poter apprendere ogni giorno qualcosa per crescere sempre di più professionalmente e nella vita. Vi abbraccio augurandovi un felice e sereno 2014!!!
Avv. Roberto
Carniel – Studio Comite