Il 6 aprile scorso il
dottor Giovanni Spinnato, medico primario, è stato condannato a un mese di
reclusione per violenza privata dal giudice monocratico del Tribunale di
Termini Imerese, per aver praticato un trattamento sanitario contro l’espressa
volontà di una paziente. Il deposito delle motivazioni della recente sentenza, che
aveva anche disposto una provvisionale risarcitoria di diecimila euro, oltre al
rimborso delle spese di lite pari a cinquemila euro, ha riportato il caso
all’attenzione della cronaca giudiziaria e riaperto il dibattito sulla
questione del diritto all’autodeterminazione dell’individuo. Diritto, garantito
dal nostro ordinamento giuridico e da principi sovranazionali e che consiste
nella facoltà di ognuno di rifiutare la prestazione sanitaria, sia essa diagnostica, terapeutica e salva vita o di revocare il consenso già prestato.
Ma come si concilia questo inviolabile diritto con il dovere del medico di
salvare la vita di un ammalato quando questa è in pericolo? Una riflessione
pare doverosa…