Qualche mese fa avevamo già parlato di come il nostro Paese si sia aperto alla coltivazione dalla canapa a scopo industriale, specialmente per quanto riguarda il suo impiego nel ramo tessile, e come una più ampia proposta di legge sulla depenalizzazione della coltivazione e l’uso ricreativo di questa sostanza sia in fase di discussione al Senato. Che fine ha fatto questa legge? È reato coltivare in casa alcune piantine di marijuana? Vediamo cosa è previsto ad oggi…
L’USO TERAPEUTICO È DAVVERO UNA NOVITÀ? Già dal 2006 era stata prevista la possibilità per i farmacisti di prescrivere preparazioni magistrali a base di cannabis, tali prodotti vegetali potevano essere importati esclusivamente dall’Office of Medicinal cannabis, apposito organismo esistente in Olanda. L’Italia si è così adeguata alle previsioni di molti altri Paesi, rendendo possibile l’acquisto in farmacia di questo genere di medicinali dietro ricetta medica, anche non necessariamente di un medico specialista. Tuttavia l’uso di questi medicinali è indicato solo per alcuni tipi di patologie, indicate dal Ministero della salute, ad esempio dolori cronici derivati da sclerosi multipla e chemioterapia; la cannabis, infatti, risulta ancora classificata tra le sostanze stupefacenti.
EPPURE UN’APERTURA C’È STATA Pur se compresa tra le sostanze con un contenuto basso di THC, al di fuori dall’uso terapeutico documentato, la marijuana non è stata legalizzata nel nostro Paese. Nonostante ciò possiamo notare come vi siano state delle aperture sul tema, tra cui il progetto che, a partire dal 2016, sta portando avanti lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Tale programma viene pensato in un quadro generale di abbattimento dei costi di tali terapie, in modo da renderle più accessibili al pubblico, nello stabilimento infatti si coltiveranno e prepareranno all’incirca 150 chilogrammi di cannabis in due anni.
Il CONSUMATORE TRA TUTELA E MONOPOLIO DI STATO. Sembra strano eppure, uno dei motivi che spinge alla legalizzazione è anche quello relativo alla tutela del consumatore; non è una novità infatti che ad oggi la vendita di cannabis e in generale delle cosiddette droghe leggere rappresenta uno dei maggior introiti della criminalità organizzata. Per tal motivo, il monopolio dello Stato riguardante la produzione e la vendita di questi prodotti garantirebbe un maggior controllo circa la qualità e la sicurezza personale dei consumatori.
E SE SI COLTIVA IN CASA? Ad oggi il testo unico degli stupefacenti (D.P.R. 309/90) prevede che la coltivazione fai da te di piantine di marijuana sia un reato, anche se finalizzato a scopi terapeutici, in quanto manca il collegamento con l’uso personale (Cassazione penale, sezione IV, sentenza 21 settembre 2017, n. 43465). I medicinali a base di cannabis devono quindi necessariamente essere acquistati in farmacia; non è ammessa una produzione autonoma in casa da parte dei soggetti che necessitano tali cure.
CONCLUDENDO Tale recente sentenza si inquadra sulla scia di un sistema che la recente proposta di legge avrebbe dovuto superare, rendendo legale l’uso della cannabis anche per scopi ricreativi e conseguentemente anche la coltivazione personale. L’unico reato che la proposta di legge non va a modificare è la vendita, restando lecita solo in capo allo Stato. Tuttavia, negli ultimi mesi del 2017, la proposta si è arenata a seguito della presentazione di numerosi emendamenti. Bisognerà quindi aspettare e seguire l’avanzamento di tale legge per una eventuale depenalizzazione.
Dott.ssa Cristina Falcone – Studio Comite