Modo di essere o modo di
vendere? Nel mondo segnato dal mercato dei follower
due concetti si impongono sugli altri: vendere ed apparire. Già! potrà sembrare
una visione un po’ cinica ma in fondo, non è forse vero che selfie, foto, post, tweet e chi più ne
ha più ne metta assediano quotidianamente il nostro amato social proiettando un’immagine e un’idea, perché no, di consumo? Il
riferimento, ovviamente, va a tutti i professionisti del settore o se
preferite, in arte, web influencer.
Ma tra pubblicità e social media, dunque, dove sta l’esigenza di
regolamentazione?
CHIAREZZA E CONDIVISIONE
Con 218
si, 124 no e 36 astenuti, la Camera, pochi giorni fa, ha approvato il disegno di legge sulla Concorrenza (DDL Concorrenza) che, modificato in
più parti, tornerà nuovamente al Senato per la definitiva approvazione. Proprio
una di queste modifiche ha interessato la questione premessa. In sede di
discussione, difatti, è passato un importante ordine del giorno che impegna il
Governo a intervenire a livello legislativo “affinché l’attività dei web influencer sia regolata, permettendo ai
consumatori di identificare in modo univoco quali interventi realizzati
all’interno della rete internet costituiscano sponsorizzazione“. La
proposta è arrivata dall’Onorevole Sergio Boccadutri sulla spinta, diretta,
dell’Unione Nazionale dei Consumatori che aveva già sollevato il problema della
pubblicità occulta su blog e social
network presentando nei mesi scorsi un esposto
ufficiale all’Antitrust. Massimo Dona, presidente dell’UNC, ha così dichiarato:
“Il nostro obiettivo è avere regole
chiare e condivise e che, accanto a ogni foto sponsorizzata, compaia sempre una
didascalia di accompagnamento che informi correttamente il fan del carattere
promozionale del messaggio. Anche online serve maggiore trasparenza e la
pubblicità deve essere chiaramente riconoscibile, soprattutto se a farla sono
personaggi famosi, i cosiddetti influencer, che hanno un largo seguito di
followers, spesso adolescenti”.
INFLUENCER DI IERI E DI
OGGI Ma
chi sono veramente gli influencer e
che cosa fanno? Con questo termine siamo soliti intendere personaggi di spicco
e di enorme visibilità; moda, blog, tv, cinema o sport, ma in fondo non
importa: basta avere seguito. Veri e propri fenomeni di persuasione che molto spesso legano la propria immagine ad uno sponsor. E allora? Nulla di nuovo
e niente di strano, certo. L’avvento dei social network, però, ha incrementato
esponenzialmente la visibilità dei canali commerciali trasformando l’influencer
di ieri nel web-influncer di oggi. In altre parole? L’appeal mediatico di ogni vip ha permesso alla pubblicità di
diffondersi, propagarsi e ramificarsi nel network-palcoscenico fino a
comprendere forme meno evidenti e persino subdole. Così, mentre grandi e
piccole blogger dettano moda su instagram, giovani e belle starlette ci coinvolgono nella loro
ricca e dettagliata colazione mattutina, ed è subito selfie-spot. Ecco, quindi, che dalla Camera da letto alla Camera
dei Deputati il passo è breve: basta pubblicità occulta!
MA NON SIAMO I PRIMI Del resto non siamo
certo i precursori di una normativa in tal senso. “In Gran Bretagna e negli Stati Uniti hanno già preso sul serio la
questione e la Competition & Markets Authority e la Federal Trade
Commission (FTC), le authority che in quei paesi si occupano di tutelare il
consumatore e la concorrenza, sono già intervenute, richiamando imprese e
celebrità e stilando le regole da seguire. Chiediamo che anche in Italia si
faccia altrettanto. Ecco perché l'ordine del giorno approvato ieri dalla Camera
è importante". Le parole eloquenti che ricordano, ancora, il pensiero
dell’Avv. Massimo Dona non lasciano più dubbi al riguardo; il caos pubblicitario che ci circonda merita la giusta sistemazione
a vantaggio di tutti i consumatori. Come non condividere?
Dott.
Matteo Bova – Studio Comite