lunedì 4 maggio 2015

#NESSUNOTOCCHIMILANO: CHI RISARCISCE I DANNI DEI NO EXPO?


La data del primo maggio 2015 sarà ricordata, a Milano e nel mondo, per due eventi importanti: da un lato per la tanto attesa inaugurazione di Expo2015, dall’altro per i deprecabili fatti di guerriglia commessi dai Black Bloc che hanno inquinato le ragioni della pacifica protesta dei movimenti contrari alla gigantesca esposizione. Inutile sottolineare che, a prescindere dal pensiero di ognuno, il dissenso manifestato attraverso la partecipazione pacata ad un corteo che sfila per le vie della città, non è altro che una delle tante espressioni del sistema democratico su cui si basa il nostro Paese. Esso è legittimo, rispettabile ed anzi auspicabile in una modello politico che si regge sulla partecipazione del popolo al governo dello Stato e che ha, quindi, il diritto di esprimere il proprio pensiero. A mio avviso, infatti, la rivoluzione e il cambiamento, auspicato da taluni, condivisibile o meno che sia, non può che passare attraverso la manifestazione pacata del proprio dissenso e non per il tramite di sistemi reazionari violenti che generano caos con la falsa illusione che ciò possa condurre all’annientamento totale da cui, poi, far ripartire la rinascita ed il rinnovamento. Ma questo è solo il mio pensiero e non ho, né posso avere, la pretesa che sia condiviso. Mi limito, quindi, ad evidenziare che la distruzione del capitalismo, concetto che meriterebbe ben più di qualche riga di riflessione, nelle forme alle quali abbiamo tristemente assistito, spesso si traduce in gravi danni per coloro che con capitali e ricchezza nulla hanno a che fare. Vediamo come… 

LE RAGIONI DELLA PROTESTA DEI “NO EXPO” I manifestanti che hanno aderito alla protesta e sfilato per le vie della città nel giorno dell’inaugurazione della grande esposizione ritengono, in sintesi, che gli italiani già impegnati nella lotta quotidiana alla sopravvivenza ed alla ricerca di occupazione, avessero bisogno di tutto tranne che di altri prelievi finanziari per consentire alla città di Milano di accogliere l’evento e i milioni di visitatori che attirerà. Per non parlare poi, in modo esemplificativo, dello sfruttamento della manodopera, degli scandali legati agli appalti, dell’eccessiva cementificazione, della bonifica dei terreni mai effettivamente realizzata, degli sponsor discutibili che non ci azzeccano nulla con il tema della sostenibilità e della diversificazione del cibo (Mc Donald, Coca Cola, Nestlé, Select, Monsanto), dei mancati investimenti sull’accessibilità dei trasporti pubblici, della città vetrina a scapito dei più deboli e dell’ingresso oneroso anche per gli italiani che, così, pagheranno nuovamente per ciò che di fatto, attraverso la tassazione che ha reso e renderà possibile i finanziamenti, hanno già pagato. Insomma, questo e altro ancora, ma il succo è che questo tipo di eventi in genere lascia delle vere e proprie voragini nei bilanci di Stati e Comuni; buchi che difficilmente verranno coperti da chi si è arricchito edificando. Per i No Expo, dunque, il vero marchio di fabbrica di Expo non è il cibo e la nutrizione ma il nuovo liberismo economico che porta con sé i noti fenomeni di corruzione, debito e precarietà.

CHI SONO I BLACK BLOC Letteralmente significa blocco nero. Di fatto si tratta di una tattica attraverso cui una massa compatta di persone (Bloc), vestite tutte di nero (Black) per rendersi irriconoscibili e non identificabili, ovvero prive di indumenti che possano rappresentare un segno di distinzione, pone in essere azioni di protesta caratterizzate da violenza e atti vandalici, disordini e scontri con le forze dell’ordine. Tali soggetti sono uniti da una matrice per così dire anarchica ed utilizzano la tecnica, ormai tristemente nota, del mordi e fuggi. Ciò significa che, dopo la devastazione e gli attacchi a quelli che ritengono essere i simboli del capitalismo da combattere, si liberano degli abiti che indossano e si disperdono tra la folla per confondersi e non farsi identificare. Il primo maggio, dunque, pure a Milano, i Black Bloc, giunti anche da altre città europee, hanno scatenato una vera e propria guerriglia urbana delegittimando o, quantomeno tentando di delegittimare, le ragioni del corteo di protesta che sfilava pacifico per le vie della città incentrato sul lavoro e sulla povertà.

DANNEGGIATE COSE PUBBLICHE E BENI DEI PRIVATI I risultati della furia devastatrice dei Black Bloc sono sotto gli occhi di tutti i milanesi. Hanno lanciato bombe carta, sanpietrini, distrutto fioriere, vetrine di negozi, dato fuoco alle auto parcheggiate ed ai cassonetti dei rifiuti le cui fiamme si sono propagate provocando ulteriori danni. Hanno scagliato oggetti e molotov contro le forze dell’ordine, imbrattato le facciate delle case, colpito le sedi delle banche e gli apparati di videosorveglianza. Insomma, non si tratta solo di danneggiamenti dolosi ma di vera e propria devastazione posta in essere con l’unico intento di generare caos e distruzione colpendo ciò che, questi estremisti, ritengono essere il portato più evidente del potere capitalistico considerato, da questi facinorosi, il padre di tutti i mali. Ebbene, i milanesi nella stessa serata del primo maggio hanno iniziato a ripulire le vie della città e, per quanto possibile, le facciate imbrattate degli edifici così da ottenere una prima sommaria apparenza di pulizia. Restano i danni gravi, quelli che cittadini inconsapevoli dovranno, quasi certamente, sopportare in proprio. Spesso infatti i contratti assicurativi non garantiscono dal rischio di danneggiamenti provocati dagli atti vandalici cagionati durante tumulti ed eventi socio-politici. 

REATO DI DANNEGGIAMENTI, DEVASTAZIONE E INCENDIO Giuridicamente parlando, le ipotesi di reato contestate ai pochi rivoltosi messi in stato di fermo (ergo arrestati), sono molteplici. Si tratta di resistenza a pubblico ufficiale, oltraggio, lesioni (alcuni agenti di polizia hanno riportato ferite e contusioni, fortunatamente lievi) e soprattutto danneggiamenti, devastazione e incendio. Commette, infatti, il reato di danneggiamento, di cui all’articolo 635 del codice penale, colui che distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto od in parte, inservibili cose mobili od immobili altrui. L’elemento che contraddistingue il danneggiamento quale reato è il dolo, ovvero l’intenzionalità o la volontarietà di distruggere, disperdere o deteriorare l’oggetto della persona che viene danneggiata. In tali casi, dunque, il danneggiante sarà tenuto oltre che al risarcimento del danno anche a scontare la pena prevista per tale reato, vale a dire la reclusione fino ad un anno. Con riguardo, invece, al reato di devastazione e saccheggio, intendendosi per tale un danneggiamento ed una distruzione così importante da interessare la collettività, quale può essere l’esplosione di un ordigno per l’indiscriminata potenza distruttiva del mezzo impiegato e per la specifica lesione dell’ordine pubblico, l’art. 419 del codice penale, prevede una pena decisamente superiore, prevedendo la reclusione da otto a quindici anni. Per il reato di incendio infine l’art. 423 del codice penale, prevede la reclusione da tre a sette anni. In quest’ultimo caso, tuttavia, la giurisprudenza ritiene configurabile la commissione di tale reato solo laddove l’incendio sia di dimensioni notevoli e di difficile spegnimento

OBBLIGO DI RISARCIMENTO PER I SOGGETTI IDENTIFICATI E RICOLLEGABILI AI DANNI È chiaro che l’obbligo di risarcire i danni graverà solo su coloro che saranno identificati ed individuati come i diretti autori degli illeciti e, nel caso di minori di età, sui loro responsabili genitoriali. Difficile ipotizzare, infatti, un’obbligazione risarcitoria facente capo genericamente sui pochi Black Bloc identificati laddove manchi la prova certa della correlazione tra le azioni poste in essere personalmente da costoro e tutti i danni cagionati durante la giornata del primo maggio. In altre parole i pizzicati risponderanno per i reati commessi e per il ristoro dei danni esclusivamente cagionati da loro stessi. Pur avendo scorso, qua e là, qualche notizia in tal senso, non ritengo ipotizzabile la contestazione e la conseguente possibilità di richieste risarcitorie generiche nei confronti delle associazioni di estremisti cui fanno sostanzialmente capo gli arrestati, sebbene l’incitamento alla violenza apra altri e diversi scenari che ritengo dispersivo affrontare ora.

ATTI VANDALICI L’assicurazione per la Responsabilità Civile Auto non prevede l’obbligo di assicurare il mezzo anche per gli atti vandalici, così come per il furto e l’incendio. Tali garanzie, accessorie, possono, tuttavia, essere inserite nel contratto assicurativo su esplicita richiesta dell’interessato e comportano un incremento del premio assicurativo. In tal caso, laddove si verifichi l’evento assicurato, ovvero l’atto di vandalismo commesso intenzionalmente da soggetti rimasti ignoti, l’assicurazione corrisponderà l’indennizzo commisurato al danno cagionato ed al valore del bene danneggiato dedotte eventuali franchigie o scoperti assicurativi. Attenzione, però, alle eventuali esclusioni poiché in molti contratti è previsto proprio che l’indennizzo non sia dovuto nell’ipotesi in cui l’atto di vandalismo sia stato commesso durante tumulti o eventi socio-politici. Vi invito, dunque, prima di sottoscrivere la polizza, ad un esame dettagliato delle condizioni generali di contratto al fine di verificare tale circostanza. Naturalmente, nel caso in cui sia prevista l’esclusione per tali eventi è possibile chiedere un’estensione delle garanzie pagando un piccolo sovraprezzo. Alcune compagnie di assicurazione, peraltro, non consentono tale estensione se non in occasione della stipula di polizze chiamate Kasko. Anche l’assicurazione sulla casa, come per l’auto, prevede la possibilità di estendere le garanzie ai danni cagionati intenzionalmente da soggetti rimasti sconosciuti per atti di vandalismo anche in occasione di tumulti ed eventi socio-politici ed anche se generati da ordigni esplosivi. La previsione deve essere, tuttavia, anche in tal caso, esplicita. 

IL RISCHIO AUMENTA E I PREMI ANCHE! È chiaro che a seconda delle città di residenza vi sarà un minore o maggiore rischio che si verifichi l’evento assicurato e, dunque, il premio che si dovrà pagare per essere garantiti nel caso che l’evento si concretizzi, aumenterà a seconda del luogo in cui si vive. Il rischio che tali circostanze si verifichino sarà infatti sicuramente inferiore ad Aosta, rispetto a Roma o a Milano e, quindi, un aostano verserà un premio indubbiamente inferiore rispetto ad un romano o ad un milanese, città nelle quali, ahimè, è più facile che si compiano atti di vandalismo in occasione di manifestazioni o tumulti o eventi socio-politici. 

PER I FATTI ACCADUTI A MILANO LA REGIONE LOMBARDIA HA STANZIATO UN FONDO Per tutti i milanesi che abbiano subito danni in conseguenza degli eventi verificatisi il primo maggio scorso e che malauguratamente non abbiano la fortuna di essere assicurati per tali rischi è stato messo a disposizione dalla Regione un fondo di un milione e mezzo di euro cui attingere per coprire, anche solo in parte, i danni. Probabilmente a tale fondo ricorrerà un numero cospicuo di persone e poiché alla distribuzione ognuno concorrerà al pari degli altri appare verosimile immaginare, come sovente accade ogni volta che la Pubblica Amministrazione sostenga la ricostruzione, che l’indennizzo che se ne ricaverà non sia adeguato e commisurato agli effettivi danni patiti. In sintesi i Black Bloc, con le loro azioni, produrranno proprio gli effetti che intendevano combattere. Vale a dire che anziché provocare un danno ai poteri forti, quali banche (peraltro, le uniche che sicuramente saranno garantite per il rischio di tali eventi) e assicurazioni, ne incrementeranno la ricchezza poiché i cittadini sentiranno la necessità di essere garantiti anche per tali situazioni. Mi permetto, infine, un’ultima personale considerazione ad ulteriore conforto, semmai ve ne fosse bisogno, dell’ingiustizia di tali condotte. Mi chiedevo quale sia il principio in base al quale coloro che con i frutti del loro lavoro acquistano e godono di beni, considerati per così dire di lusso, debbano essere necessariamente malversati ed osteggiati. Quasi che il benessere economico sia automaticamente, ed a prescindere da ogni cosa, una modalità esistenziale errata. Non vado oltre, lasciando a ognuno di voi la libertà di pensiero che compete ad ogni individuo.


Patrizia Comite – Studio Comite