Mentre in Parlamento si
sta lavorando per disciplinare l’uso eccessivo degli autovelox, spesso
utilizzati dai Comuni più come mezzo per fare cassa che per garantire la
sicurezza stradale, il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture ha
affermato la legittimità dei verbali elevati con lo Street Control. Un sistema
che, consentendo di elevare fino a sei multe al minuto, è considerato una
macchina sparamulte, proprio come gli odiati autovelox. Si parla, infatti, di
multe a strascico. Ma, come funziona? Mentre l’auto dei vigili cammina, una
telecamera posta sopra riprende le targhe delle auto parcheggiate in divieto
nel raggio di 20 metri. I dati rilevati vengono inviati a un tablet nell’auto
ed analizzati da un vigile, che li trasmette alla centrale. Da qui, i dati sono
incrociati con quelli delle banche dati della Motorizzazione e delle imprese
assicuratrici: in tempo reale, si verifica se la macchina ha violato il Codice
della Strada, non è assicurata, non è revisionata o è stata rubata. In caso di
irregolarità, il vigile col tablet verifica che il verbale sia corretto e fa
partire la procedura fino alla notifica di contestazione.
IL MINISTERO PRIMA DICE
NO! L’intervento del
Ministero, attuato appunto con il parere n. 4851/2015 si è reso necessario per
eliminare i dubbi sulla legittimità delle multe con lo Street Control e ridare
un senso al sistema medesimo, messi in discussione proprio dallo stesso
Ministero, che con il parere n. 2291 del 3 maggio 2012, aveva espresso
un giudizio negativo. All’epoca, infatti, il Ministero aveva ritenuto che,
perché le multe fossero valide, non bastava che i vigili passassero e
fotografassero l’auto in divieto di sosta, ma che fosse necessario che ne
cercassero subito il proprietario. In caso contrario, infatti, la sanzione
era nulla, in quanto violava l’art. 201 del Codice della Strada, che
al comma 1 bis, lettera d), consente la contestazione non immediata (cioè
differita, con multa a casa) solo se l’accertamento della violazione avviene in
assenza del trasgressore e del proprietario del veicolo. Circostanza, questa,
che le telecamere dello Street Control non sono in grado di accertare. Ecco
perché, secondo il Ministero, era necessario l’intervento diretto degli organi
di polizia stradale, con la conseguenza che, se il conducente era dentro o
nelle immediate vicinanze del veicolo, la sanzione andava immediatamente
contestata. Se invece la multa veniva spedita a casa senza che fosse stata
preventivamente, direttamente ed immediatamente contestata al trasgressore, pur
presente, se ne poteva chiedere l’annullamento. Tale parere, allora, determinò
una sensibile battuta d’arresto nell’utilizzo del sistema da parte dei Comuni
per timore della valanga di ricorsi che avrebbe potuto investirli, forti del
parere stesso che, con le sue prescrizioni operative, di fatto privava di ogni
utilità e ragione d’essere lo Street Control. Infatti, se il tempo guadagnato veniva poi perso con la successiva verifica obbligatoria
della presenza o meno del trasgressore, qual era alla fine la sua utilità?
Probabilmente è per questo che
POI DICE SI! A distanza
di poco più di tre anni il
Ministero è ritornato sui propri passi per ridare nuova linfa al sistema. In
sostanza, per legittimarne le contestazioni differite evitando nello stesso
tempo di imporre ai vigili quei controlli che ne avevano svilito la rapidità
nell’accertamento, il Ministero, con un’abile rivisitazione delle sue modalità
operative, non considera più il sistema come interamente automatico (che
in passato aveva multato persino auto ferme nel traffico), ma lo assimila ad un
sistema semi automatico o addirittura manuale, in quanto gestito
da un vigile. Infatti, il Ministero assimila il sistema di ripresa video a un taccuino,
sì elettronico che facilita l’acquisizione dei dati identificativi del
veicolo, ma che deve essere direttamente gestito e monitorato da un operatore
di polizia che, passando poi vicino alle auto in divieto, deve
verificare attentamente l’assenza del trasgressore a bordo di ognuna o nei
paraggi, con, a seconda dei casi, la convalida del dato rilevato e l’avvio
della procedura di contestazione differita oppure con la contestazione
immediata. Così facendo, inoltre, il Ministero sottrae il dispositivo anche a
ogni omologazione o approvazione.
UN’ABILE MOSSA! È chiaro che
l’intento del Ministero
è stato quello di dare una risposta alle istanze dei Comuni, che si erano
ritrovati sul groppone Street Control non pienamente utilizzabili, restituendo
loro uno strumento idoneo sia a contrastare la cattiva e diffusa abitudine del
parcheggio selvaggio, sia a recuperare entrate per le casse comunali, sia a
colloquiare con altre banche dati per una verifica totale dello stato del
veicolo. Certamente un’abile mossa che, tuttavia, a mio parere, mette però in
evidenza il limite del sistema che, per la sua efficacia e validità, è
tutto rimesso alla correttezza operativa e morale dell’agente di polizia
municipale. Infatti, saranno lui e la puntualità e veridicità del suo
controllo a fare la differenza, giustificando e legittimando il verbale con
contestazione non immediata, che farà fede fino a querela di falso. Mi
domando infatti come farà il vigile a verificare ed attestare che
l’automobilista non sia nei paraggi dell’auto? O, ancora, che
significato si darà all’espressione “nei paraggi”? Si intenderà, appoggiato
all’auto? A pochi metri? E come lo si riconoscerà?
IN CONCLUSIONE non ci resta che vedere come e in che
misura sarà di fatto utilizzato questo strumento e quanti saranno i ricorsi a
cui porterà per illegittima contestazione differita che, se da un lato ha il
merito di agevolare e velocizzare (e incrementare) le contravvenzioni,
dall’altro (se non accompagnata dalla rimozione forzata del veicolo in divieto)
non elimina il pericolo per la sicurezza stradale costituito dalla permanenza
del veicolo in doppia fila o parcheggiato sulle strisce o comunque in
divieto. Insomma, chissà se lo street control ci farà sentire la mancanza del
vigile a piedi con il fischietto?
Avvocato Gabriella
Sparano – Redazione Giurdicamente parlando