lunedì 15 febbraio 2016

STREET CONTROL: LA PESCA MIRACOLOSA DELLE MULTE A STRASCICO


Mentre in Parlamento si sta lavorando per disciplinare l’uso eccessivo degli autovelox, spesso utilizzati dai Comuni più come mezzo per fare cassa che per garantire la sicurezza stradale, il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture ha affermato la legittimità dei verbali elevati con lo Street Control. Un sistema che, consentendo di elevare fino a sei multe al minuto, è considerato una macchina sparamulte, proprio come gli odiati autovelox. Si parla, infatti, di multe a strascico. Ma, come funziona? Mentre l’auto dei vigili cammina, una telecamera posta sopra riprende le targhe delle auto parcheggiate in divieto nel raggio di 20 metri. I dati rilevati vengono inviati a un tablet nell’auto ed analizzati da un vigile, che li trasmette alla centrale. Da qui, i dati sono incrociati con quelli delle banche dati della Motorizzazione e delle imprese assicuratrici: in tempo reale, si verifica se la macchina ha violato il Codice della Strada, non è assicurata, non è revisionata o è stata rubata. In caso di irregolarità, il vigile col tablet verifica che il verbale sia corretto e fa partire la procedura fino alla notifica di contestazione.


IL MINISTERO PRIMA DICE NO! L’intervento del Ministero, attuato appunto con il parere n. 4851/2015 si è reso necessario per eliminare i dubbi sulla legittimità delle multe con lo Street Control e ridare un senso al sistema medesimo, messi in discussione proprio dallo stesso Ministero, che con il parere n. 2291 del 3 maggio 2012, aveva espresso un giudizio negativo. All’epoca, infatti, il Ministero aveva ritenuto che, perché le multe fossero valide, non bastava che i vigili passassero e fotografassero l’auto in divieto di sosta, ma che fosse necessario che ne cercassero subito il proprietario. In caso contrario, infatti, la sanzione era nulla, in quanto violava l’art. 201 del Codice della Strada, che al comma 1 bis, lettera d), consente la contestazione non immediata (cioè differita, con multa a casa) solo se l’accertamento della violazione avviene in assenza del trasgressore e del proprietario del veicolo. Circostanza, questa, che le telecamere dello Street Control non sono in grado di accertare. Ecco perché, secondo il Ministero, era necessario l’intervento diretto degli organi di polizia stradale, con la conseguenza che, se il conducente era dentro o nelle immediate vicinanze del veicolo, la sanzione andava immediatamente contestata. Se invece la multa veniva spedita a casa senza che fosse stata preventivamente, direttamente ed immediatamente contestata al trasgressore, pur presente, se ne poteva chiedere l’annullamento. Tale parere, allora, determinò una sensibile battuta d’arresto nell’utilizzo del sistema da parte dei Comuni per timore della valanga di ricorsi che avrebbe potuto investirli, forti del parere stesso che, con le sue prescrizioni operative, di fatto privava di ogni utilità e ragione d’essere lo Street Control. Infatti, se il tempo guadagnato veniva poi perso con la successiva verifica obbligatoria della presenza o meno del trasgressore, qual era alla fine la sua utilità? Probabilmente è per questo che

POI DICE SI! A distanza di poco più di tre anni il Ministero è ritornato sui propri passi per ridare nuova linfa al sistema. In sostanza, per legittimarne le contestazioni differite evitando nello stesso tempo di imporre ai vigili quei controlli che ne avevano svilito la rapidità nell’accertamento, il Ministero, con un’abile rivisitazione delle sue modalità operative, non considera più il sistema come interamente automatico (che in passato aveva multato persino auto ferme nel traffico), ma lo assimila ad un sistema semi automatico o addirittura manuale, in quanto gestito da un vigile. Infatti, il Ministero assimila il sistema di ripresa video a un taccuino, sì elettronico che facilita l’acquisizione dei dati identificativi del veicolo, ma che deve essere direttamente gestito e monitorato da un operatore di polizia che, passando poi vicino alle auto in divieto, deve verificare attentamente l’assenza del trasgressore a bordo di ognuna o nei paraggi, con, a seconda dei casi, la convalida del dato rilevato e l’avvio della procedura di contestazione differita oppure con la contestazione immediata. Così facendo, inoltre, il Ministero sottrae il dispositivo anche a ogni omologazione o approvazione.

UN’ABILE MOSSA! È chiaro che l’intento del Ministero è stato quello di dare una risposta alle istanze dei Comuni, che si erano ritrovati sul groppone Street Control non pienamente utilizzabili, restituendo loro uno strumento idoneo sia a contrastare la cattiva e diffusa abitudine del parcheggio selvaggio, sia a recuperare entrate per le casse comunali, sia a colloquiare con altre banche dati per una verifica totale dello stato del veicolo. Certamente un’abile mossa che, tuttavia, a mio parere, mette però in evidenza il limite del sistema che, per la sua efficacia e validità, è tutto rimesso alla correttezza operativa e morale dell’agente di polizia municipale. Infatti, saranno lui e la puntualità e veridicità del suo controllo a fare la differenza, giustificando e legittimando il verbale con contestazione non immediata, che farà fede fino a querela di falso. Mi domando infatti come farà il vigile a verificare ed attestare che l’automobilista non sia nei paraggi dell’auto? O, ancora, che significato si darà all’espressione “nei paraggi”? Si intenderà, appoggiato all’auto? A pochi metri? E come lo si riconoscerà?

IN CONCLUSIONE non ci resta che vedere come e in che misura sarà di fatto utilizzato questo strumento e quanti saranno i ricorsi a cui porterà per illegittima contestazione differita che, se da un lato ha il merito di agevolare e velocizzare (e incrementare) le contravvenzioni, dall’altro (se non accompagnata dalla rimozione forzata del veicolo in divieto) non elimina il pericolo per la sicurezza stradale costituito dalla permanenza del veicolo in doppia fila o parcheggiato sulle strisce o comunque in divieto. Insomma, chissà se lo street control ci farà sentire la mancanza del vigile a piedi con il fischietto?


Avvocato Gabriella Sparano – Redazione Giurdicamente parlando