La Stepchild adoption è indubbiamente uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi tempi. Crociata persa in sede legislativa, combattuta in occasione della discussione sul Disegno di Legge riguardante le unioni civili, pare tuttavia destinata ancora ad accendere gli animi specie dopo la recente sentenza emessa dai giudici capitolini ed ormai definitiva. Eh sì, perché se è vero che la questione relativa alla possibilità di adozione tra coppie gay del figliastro è stata elegantemente stralciata, con il solito artistico colpo di pennello (leggasi maxi emendamento), con il pretesto di tornare sull’argomento attraverso un apposito progetto di legge, i giudici minorili hanno invece ritenuto di ammettere tale possibilità in quanto rispettosa dell’interesse del bambino. Il caso, com’era ovvio che fosse, oltre a scatenare la solita querelle imperniata su questioni morali, etiche e religiose (non dimentichiamoci che tutto ciò avviene in Italia …), ha destato un certo clamore mediatico perché, pur non essendo l’unico sottoposto al vaglio dei giudici romani, è il primo che ha portato ad una decisione che la procura minorile non ha ritenuto di impugnare, ovvero di portare davanti alla corte d’appello. L’adozione del papà gay è, pertanto, in concreto, diventata granitica! Ma cerchiamo di capire meglio …
venerdì 25 marzo 2016
martedì 22 marzo 2016
ITALIA LAICA O CATTOLICA? DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA
Si sente spesso discutere sulla laicità del nostro paese, dibattito che ha coinvolto sia la nostra giurisprudenza, sia quella europea ma che non si è ancora definitivamente risolto. Si registra, infatti, un orientamento che adotta soluzioni differenti a seconda della singola questione e del singolo organo giudicante. Molteplici i casi da citare. In primo luogo, la nota vicenda del crocifisso intorno a cui si è discusso se sia corretto togliere tale simbolo dalle aule scolastiche e da tutti gli edifici pubblici. A novembre dello scorso anno, poi, la Corte EDU si è pronunciata su un ricorso presentato da una cittadina francese licenziata per aver rifiutato di non indossare il velo durante l’orario di lavoro. In ultimo, il T.A.R. emiliano si è occupato del caso di una scuola che aveva aperto le proprie porte per le benedizioni pasquali, ossia un rito cattolico. Questi sono solo alcuni esempi di una questione che ingloba diversi aspetti del nostro ordinamento, giuridici ed etici e a cui è difficile fornire una netta soluzione. L’obiettivo di questo post è solo quello di darvi qualche spunto giuridico, così da poter meglio rappresentarvi le due facce della stessa medaglia. Vediamo insieme…
venerdì 18 marzo 2016
LAVORO: SUONANO I FISCHIETTI, ARRIVANO LE TUTELE
La cronaca giudiziaria ci insegna purtroppo che nel nostro Paese la corruzione è un fenomeno sempre attuale ed in alcuni casi persino in aumento, configurandosi talvolta come un vero e proprio sistema, che muove interi settori della nostra società, ad ogni livello. Il contrasto alla corruzione, pertanto, è diventato una priorità, quasi un’emergenza su cui l’Autorità Nazionale Anticorruzione di Cantone richiama l’attenzione quasi quotidianamente. Per poterlo fare efficacemente, il tradizionale approccio repressivo evidentemente non basta più, ma va integrato con strumenti di prevenzione che devono promuovere un cambiamento culturale in grado di stimolare il senso civico individuale, il rispetto delle regole e l’impegno di tutti a favore del bene comune. Quindi, non più una accettazione passiva della corruzione, quasi fosse un fenomeno inevitabile, ma un contrasto attivo e dall’interno degli stessi ambienti in cui esso attecchisce. E poiché, quando si parla di corruzione, si pensa quasi automaticamente alla Pubblica Amministrazione, è qui che è stato sperimentato con le suddette finalità lo strumento della segnalazione dei cosiddetti suonatori di fischietto.
lunedì 14 marzo 2016
PRODOTTO DIFETTOSO, SÌ AL RISARCIMENTO DANNI SOLO SE SI DIMOSTRA IL DIFETTO
Ognuno di noi, nella propria quotidianità, potrebbe entrare in contatto con beni che a causa di un difetto di fabbricazione causano un danno, patrimoniale e non patrimoniale. Esempi possono essere il caso di una bottiglia contenente una bevanda gassata che scoppia e cagiona una lesione al consumatore; il caso di un’altalena difettosa che causa un danno al bambino che ci sta giocando; il caso, piuttosto emblematico, deciso recentemente dalla Corte di Cassazione, riguardante un fustino di candeggina che esplode durante il suo normale utilizzo. Con quest’ultima sentenza, tra l’altro, i giudici di legittimità hanno colto l’occasione per precisare che cosa debba provare il danneggiato per ottenere il risarcimento danni. Non ogni danno è infatti risarcibile ma devono sussistere alcuni requisiti affinché i giudici possano accogliere una richiesta di risarcimento. Cerchiamo, allora, di comprendere un po’ meglio cosa si intenda, da un punto di vista giuridico, per responsabilità del produttore.
lunedì 7 marzo 2016
GIORNALISMO E INFORMAZIONE: DIRITTO DI CRITICA SENZA LIMITI?
Viviamo in un’epoca in cui l’informazione è sempre più spettacolarizzata, punta all’emotività del pubblico e viene controllata o influenzata da poteri economici e politici, perdendo così spesso di vista la sua funzione di stimolo e formazione di una corretta opinione e cultura pubblica. Perciò, ritengo sia quasi didattica una recentissima sentenza della Corte di Cassazione, che ricorda i principi e le autentiche finalità che devono sorreggere l’informazione e che appare, dunque, molto interessante non solo dal punto di vista giuridico. L’occasione è data da una sentenza della Corte di Appello di Milano che, ribaltando la pronuncia del giudice di primo grado, aveva assolto un redattore e il direttore del quotidiano Libero, notoriamente provocatorio e sensazionalistico, escludendone la portata diffamatoria di un articolo sull’assunto che con esso si fosse esercitato solo il diritto di critica. Interpretazione totalmente respinta dalla Suprema Corte, che, cogliendo nella notizia contenuta nell’articolo una intenzionale alterazione della verità, non vi ha affatto visto quell’attività di critica che invece avevano ravvisato i giudici dell’appello, in quanto questa presuppone comunque sempre la rispondenza al vero del fatto criticato. Cerchiamo di capire meglio
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